La legge “Sblocca Cantieri”: un caso di civic engagement e mobilitazione digitale

Questo articolo è un estratto della Tesi di Laurea “Il Digital Lobbying. Come cambia l’attività di Lobbying attraverso l’utilizzo di piattaforme digitali e dei big data” della dott.ssa Marzia Borrillo, vincitrice del Premio Democrazia Digitale.

I cambiamenti tecnologici stanno ridisegnando gli scenari in cui le istituzioni, i cittadini ed i gruppi di interesse operano, offrendo alcuni strumenti utili per una rigenerazione democratica.

Lo sviluppo di piattaforme digitali sempre più innovative ha facilitato forme di partecipazione politica rientranti nelle pratiche di civic engagement, contribuendo, tra l’altro, a sollecitare la sperimentazione di forme di democrazia deliberativa e partecipativa digitali al fine di rendere più trasparente il rapporto fra istituzioni e cittadini.

La digitalizzazione dei processi democratici sembra coinvolgere anche il settore del lobbying.

Con l’avvento dell’open government e della progressiva apertura del processo decisionale, il ruolo dei gruppi di interesse si è ampliato al punto che questi, in molti casi, rappresentano oggi gli interlocutori più vicini ai policy makers, in quanto dotati di risorse e conoscenze utili all’individuazione di soluzioni praticabili a problemi di natura collettiva, a cui si può inoltre aggiungere la capacità di mobilitare il consenso. È in atto una rivoluzione copernicana del lobbying. L’evoluzione della comunicazione, sempre più digitale, ha spinto questo antico mestiere ad adattarsi e ad integrare nei suoi processi gli strumenti digitali. Così come si assiste a cambiamenti nei processi decisionali, è necessario che i portatori di interesse affianchino, per esempio nella loro attività di mobilitazione della società civile, un’azione digitale che sfrutti questo nuovo canale di informazione e partecipazione. L’impiego di Internet e del crowdlaw nel campo dell’attività di lobbying può essere spiegato attraverso l’uso delle piattaforme, ognuna con un obiettivo: piattaforme utilizzate nella fase di rendicontazione dell’attività lobbistica (trasparenza); piattaforme utilizzate nella fase di elaborazione degli atti normativi; piattaforme utilizzate dalle stesse lobby per sfruttare l’azione della “folla” per fare pressione sul decisore politico. Tali tipologie di strumenti possono essere utilizzate per varie iniziative che mirano alla costruzione dal basso di politiche pubbliche: l’utente ha a disposizione una serie di informazioni utili per trasformare un’idea in una proposta politica che possa essere sottoposta al decisore pubblico. Il coinvolgimento dei cittadini si sviluppa lungo le dinamiche del crowdsourcing alle quali si somma la possibilità di suggerire proposte, apportare modifiche alle idee altrui, oppure votare a sostegno delle stesse.

Sembra emergere una qualità importante della lobby 2.0, ovvero la capacità di trasformare i cittadini stessi in portatori autonomi del messaggio, in grado di mobilitarsi nella propria realtà locale e di fungere da antenne sul territorio.

Bisogna comunque sottolineare che, nonostante l’utilizzo di strumenti digitali innovativi permetta un’evoluzione nell’adozione dei tradizionali strumenti di lobbying indiretto (per esempio, le campagne di comunicazione e di grassroots), la robusta metodologia alla base del processo rimane stabile.I campi di applicazione delle piattaforme digitali per i gruppi di interessi sono oggi molteplici.

Particolarmente esemplare per i risultati ottenuti è il caso italiano della Legge “Sblocca Cantieri”, in cui la mobilitazione sociale per lo sblocco delle opere pubbliche ha giocato un ruolo centrale per l’approvazione della Legge.

In questo caso specifico, di grande rilevanza è stata la consultazione pubblica online in merito alla riforma del “Codice dei Contratti Pubblici” avviata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sul sito del ministero l’8 agosto del 2018, finalizzata a riformare il suddetto Codice con l’obiettivo di garantire l’efficienza del sistema dei contratti pubblici, procedere alla semplificazione del quadro normativo e, conseguentemente, eliminare le criticità sul piano applicativo. I punti sottoposti a consultazione erano frutto di una costante opera di monitoraggio effettuata dal Ministero nei primi due anni di vigenza del Codice nonché segnalate, nel tempo, al Ministero da una moltitudine di gruppi di interesse, tra cui associazioni di categoria, fondazioni di studio e ricerca, think tank, così come altre Amministrazioni pubbliche. Nella pagina web erano presenti una serie di riferimenti minimi a giurisprudenza, pareri e altri atti che potevano costituire una bussola orientativa per gli stakeholders al fine di evidenziare le criticità ed elaborare proposte emendative del tessuto normativo del Codice.

Inoltre, era prevista la possibilità di effettuare ulteriori segnalazioni su altre tematiche in relazione alle quali si riteneva potessero esserci profili di criticità, conseguentemente alle quali veniva richiesto di indicare le soluzioni normative.

All’apertura digitale del MIT ha seguito una strategia di lobbying volta alla modifica del Codice degli appalti attuata dall’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), che aveva come punto cardine il corretto funzionamento del settore degli appalti pubblici, il quale interessa l’intera collettività e tra le cui priorità spiccano la manutenzione del territorio, la sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici, le infrastrutture per la competitività delle città e dei territori al fine di assicurare lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Con queste premesse, l’Associazione ha attuato, nell’aprile 2018, il progetto “sbloccacantieri” attraverso la creazione del sito internet sbloccacantieri.it con l’intento di reagire all’immobilismo del settore, denunciando, inoltre, le opere pubbliche che, a vario titolo, risultano ferme.

In particolare, l’obiettivo della strategia è stato la realizzazione di un vero e proprio censimento delle varie strutture al fine di combattere il declino e “costruire il bene sociale”, superando tutte le criticità che bloccano il Paese e ne impediscono lo sviluppo. Attraverso il sito internet, creato con l’aiuto delle associazioni territoriali e dei cittadini, è stato possibile mappare 749 opere bloccate, di tutte le tipologie, per un valore di circa 62 miliardi di euro, diventando il database di riferimento sia dei media sia delle istituzioni.L’iniziativa ANCE di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle opere bloccate e la precedente consultazione online del MIT con l’obiettivo di riforma del Codice appalti sono entrate così a far parte dei punti presenti all’interno dell’agenda del governo Conte I portando, infine, il decisore pubblico ad approvare alcuni provvedimenti urgenti, in particolare il cosiddetto decreto “Sblocca Cantieri”.Sulla scia dell’iniziativa sbloccacantieri.it, una nuova iniziativa ha preso forma, la “bloccadegrado”. Questa nuova ondata di mobilitazione è stata attivata da ANCE, pensata per la società civile con l’obiettivo di denunciare e segnalare attraverso il sito bloccadegrado.it lo stato dell’arte delle infrastrutture, dei centri urbani, degli edifici, delle scuole e degli spazi verdi dell’Italia nonché il contesto burocratico-amministrativo. Bloccadegrado è stata concepita come una mobilitazione civile, come un’iniziativa che si basa su semplici gesti: evidenziare con nastri gialli tutte le aree che versano in uno stato evidente di in degrado e scattare una foto per poi condividerla sui social taggandola opportunamente (i.e #bloccadegrado).

In aggiunta, l’ANCE ha lanciato una challenge che prevede lo strappo simbolico di una fascia con la scritta “burocrazia in corso” da parte di imprenditori del settore e di semplici cittadini che vogliono condividere tale problematica. Un’iniziativa volta a “sfidare” il governo ad attivarsi per risolvere i problemi e le difficoltà evidenziate nei video e nelle foto condivise dai cittadini, rivelatasi rilevante dal punto di vista della mobilitazione civile e politicamente efficace, in quanto ha contribuito all’inserimento del tema nella fase di setting dell’agenda del processo decisionale.

I processi decisionali, le relazioni con i cittadini e organizzazioni private hanno la possibilità di migliorarsi, sfruttando le potenzialità dell’intelligenza collettiva e degli strumenti digitali.

Secondo Bouwen (P. Bouwen, Corporate Lobbying in the European Union: The logic of access, in Journal of European Public Policy, 3/2002, pp. 365-370), le relazioni tra attori politico-istituzionali, da un lato, e gruppi di interesse, dall’altro, condividono un assunto per il quale né i primi, né i secondi, sono in grado di procedere in completa autonomia nel policy-making.

Nello specifico, i decisori pubblici, stante la propria competenza generalista, difettano di tutta la conoscenza e l’informazione necessaria a legiferare su un preciso ambito di policy (il cosiddetto expertise settoriale). Conoscenza e informazione che vengono messe a disposizione in forma di “smart data” dai gruppi di interesse che, ancora oggi, mancano di una vera e propria legittimazione formale all’interno del processo decisionale. Quindi, lo scambio che va a sostanziarsi è quello tra informazione documentata e partecipazione alla decisione.La ricostruzione del caso di studio ha elementi che rientrano in questo schema.

Infatti, la Legge sblocca cantieri potrebbe essere spiegata come il risultato di un’azione di influenza esercitata dai principali gruppi di interesse del settore e portatori di esperienza specialistica con i quali il governo ha da subito adottato un atteggiamento di apertura attraverso la creazione di tavoli istituzionali e consultazioni online. Per quanto riguarda le piattaforme digitali, queste sono state utilizzate nella fase prodromica del processo decisionale e, inoltre, sono state funzionali alla costruzione della legge, in quanto hanno potuto far confluire sulla tematica dello sblocco delle opere gli stakeholder con interessi affini, individuando la prima causa della situazione di crisi del settore nel nuovo Codice degli appalti (Dlgs 50/2016), oggetto di numerose modifiche all’interno della Legge Sblocca Cantieri.

Il lobbying si conferma come uno strumento cruciale e pervasivo nei processi di policy in cui l’azione dei gruppi di interesse si sviluppa in molteplici ambiti e in vari livelli di governo, rivelandosi in luoghi che non sono solo quelli tradizionali della decisione legislativa ma anche in arene digitali partecipative che perseguono i loro interessi. La tecnologia quindi non solo permette al lobbista di avere un ulteriore strumento di analisi e partecipazione al processo decisionale, ampliandone la legittimazione, ma permette al contempo una maggiore e auspicata trasparenza di posizioni ed interessi coinvolti.

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