Corporate Political Responsibility (CPR) e digitalizzazione: il contributo delle imprese a sostegno dei processi di crescita e sviluppo

La società contemporanea genera e diffonde di continuo nuovi parametri e modelli di comportamento che investono e permeano tanto la nostra sfera privata quanto i rapporti lavorativi e le attività di business in cui siamo coinvolti. Dall’azzeramento delle distanze geografiche alla digitalizzazione dei processi produttivi, dallo smart working alla mobilità sostenibile, passando per la decarbonizzazione e il diffuso approccio circolare e green nei riguardi di tutto ciò che deve essere consumato o gettato via.

Modi di fare e di pensare che si modificano ed evolvono, non concentrandosi più solo sulla convenienza di chi vive qui ed ora ma che finalmente guardano anche alle nuove generazioni.

Persino un assioma da sempre considerato inscalfibile, come l’esclusivo perseguimento del guadagno da parte delle imprese, sembra non trovare più nella nostra società liquida delle fondamenta così solide. Se è vero infatti, che dalla rivoluzione industriale fino a tempi piuttosto recenti, la massimizzazione del profitto è stato il solo dogma intorno al quale si è avvitato il sistema economico-produttivo occidentale, è altrettanto vero che oggi le cose non sembrano più andare in quest’unica direzione. Opinioni pubbliche più consapevoli ed informate, una diffusa sensibilità riguardo ai temi ambientali e un mutamento generale del quadro socio-culturale, hanno imposto a grandi aziende e multinazionali un deciso cambio di rotta.

 

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È in questo quadro di maggiore consapevolezza che si innesta il concetto Corporate Political Responsibility (CPR), che estende la promessa di un impegno negli ambiti ambientale, sociale ed economico – già proprio della Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR) – anche alla sfera pubblica, coinvolgendo in prima persona chi, nella propria realtà aziendale, si occupa di gestire le relazioni con il mondo istituzionale.

In quest’ottica, le imprese non sono più solo operatori economici chiamati ad agire all’interno del quadro regolatorio deciso dalla politica, ma divengono prime promotrici di dirette azioni di policy ad elevato impatto sociale. Applicata al mondo della rappresentanza d’interessi, la CPR diviene lo strumento e la strategia attraverso cui adottare comportamenti responsabili e trasparenti che, nel perseguimento di un fine particolare, promuovono anche l’interesse pubblico. Il vantaggio competitivo ed economico di chi sceglie questa strada è evidente, tanto in termini di posizionamento strategico che di brand value. Trasformarsi, a livello commerciale, nel punto di riferimento di coloro che supportano una causa, può attrarre verso la propria azienda i consensi dell’opinione pubblica e l’attenzione della controparte politica, imponendo anche ai competitor l’adozione di significativi standard etici.

Ad oggi, diversi processi inarrestabili – come la twin transition, digitale e green – stanno rivoluzionando il modo di fare impresa e produrre valore, procedendo a velocità che il mondo istituzionale e l’apparato statale faticano a reggere. Il comparto industriale, al contrario, dovendo rispondere a logiche di mercato in cui sono proprio i tempi di re-azione al cambiamento a determinare fortune o insuccessi economici, appare maggiormente preparato a farsi carico di tali trasformazioni.

È così che le imprese, seguendo gli assiomi della CPR, diventano realtà proattive essenziali dell’Amministrazione Pubblica, pronte a traslare sul piano sociale gli effetti vantaggiosi dei propri sviluppi, allineando risultati economici a interessi di azionisti, clienti, dipendenti e territori.

 

Il gap esistente tra forze innovatrici e organizzazioni politico-amministrative viene così colmato dall’azione imprenditoriale che traina verso un percorso di sviluppo tutti gli ambienti in cui opera, producendo valore aggiunto.

 

In questo panorama complesso è la digitalizzazione – intesa quale leva essenziale per il miglioramento delle condizioni di cittadini e imprese – a divenire lo strumento ideale per la concretizzazione della Corporate Political Responsibility.

 

Il Political data management, ossia la gestione trasparente di dati interni delle imprese finalizzata al supporto della PA, risulta notevolmente favorita dall’uso di dispositivi e piattaforme all’avanguardia. I nuovi mezzi orientati alla rendicontazione delle attività svolte, aiutano sempre più il mondo imprenditoriale a raccontarsi all’esterno. Grazie all’uso di tool informatici è possibile misurare e “pesare” le azioni messe in campo, aumentando credibilità e valore del proprio framework narrativo, con Il risultato di un migliore servizio reso sia alla propria azienda che all’intera cittadinanza.

Di questo tema si discuterà nel Panel  “Digital & inclusion: tecnologie e progetti a supporto di cittadini e imprese”, nell’ambito del Forum Public Affairs, che si terrà a Roma il prossimo 25 maggio a Palazzo Wedekind, organizzato da Comunicazione Italiana e Adl Consulting.

Il confronto rappresenterà l’occasione per indagare i nuovi meccanismi legati alla connessione tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. Una connessione che, sempre più intermediata dal digitale, può divenire il perno intorno al quale costruire iniziative in grado di accelerare un’efficace transizione verso modelli di sviluppo sostenibili ad alto valore civico.

 

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