Cittadini e imprese: chi influenza maggiormente l’agenda politica? La risposta (che non ci si aspetta) in un recente studio sull’Unione Europea

In politica, decidere quali temi affrontare è spesso più importante che decidere come affrontarli. Prima ancora di scrivere una legge o definire una politica pubblica, infatti, i decisori devono scegliere quali questioni trattare. Se un argomento non entra nell’agenda dei decisori, esso non verrà discusso e verrà invece mantenuto lo status-quo (che si tratti di assenza di regolazione oppure del quadro di regole già esistente): il silenzio politico, insomma, è già una decisione.

Quando si pensa al potere delle lobby di influenzare l’agenda politica, viene spesso in mente l’immagine di grandi aziende capaci di influenzare politici e istituzioni per ottenere decisioni favorevoli ai propri interessi.

Ma è davvero così?

Uno studio recente di Frederik Stevens, ricercatore all’Università di Anversa, mette in discussione questa visione comune e offre un quadro più complesso del rapporto tra gruppi di interesse, politica e media (lo studio, dal titolo Do business interests control agenda-setting? Interest groups, policy agendas and media attention, pubblicato sul prestigioso «European Journal of Political Research», si trova qui).

Il nodo: chi riesce a mettere un tema “in agenda”?

Stevens ha studiato proprio questo passaggio cruciale – chiamato agenda-setting – cioè la capacità di certi attori di spingere un tema al centro del dibattito o, al contrario, tenerlo fuori dai radar politici.

Lo studio analizza 65 questioni di politica europea (delle quali 33 sono entrate in agenda e 32 no), attraverso:

  • 818 articoli di stampa apparsi sulle testate Politico, Euractiv e EUObserver;
  • 37 interviste a funzionari di alto livello di diverse unità della Commissione Europea;
  • 148 interviste a rappresentanti di gruppi di interesse, sia economici (imprese, associazioni di categoria) sia civici (ONG, associazioni di cittadini).

Grazie a questi dati, Stevens ha potuto misurare quanto spesso i temi promossi (“dream issues”) o avversati (“nightmare issues”) da ciascun gruppo coincidessero con le decisioni effettive dell’UE.

Il risultato sorprendente: sui temi più visibili i cittadini contano di più, sugli altri si gioca alla pari

Contrariamente a quanto molti si aspetterebbero, le imprese non dominano l’agenda politica.


I risultati mostrano che i gruppi di cittadini – come ONG e associazioni civiche – hanno più probabilità di influenzare i temi discussi dai decisori, soprattutto quando riescono ad avere visibilità sui media.

In altre parole, le organizzazioni civiche aiutano i politici a capire quali temi stanno a cuore alla popolazione, fornendo informazioni su opinioni e priorità pubbliche. Le imprese, invece, offrono soprattutto competenze tecniche ed economiche, utili nella fase successiva, quando si tratta di scrivere norme o valutare impatti.

Quando però i media parlano di una questione e danno spazio alle voci della società civile, il peso dei gruppi di cittadini cresce molto, mentre l’influenza delle imprese diminuisce.
Senza copertura mediatica, invece, i due tipi di gruppi hanno un’influenza simile.

Il ruolo decisivo dei media

Lo studio conferma che l’attenzione mediatica è la chiave per trasformare le preoccupazioni dei cittadini in priorità politiche. Ma rivela anche un lato problematico: se i media non danno spazio a certi temi o a certi attori, questi rischiano di essere esclusi dal processo politico.


Infatti, ottenere visibilità costa, e non tutte le organizzazioni – soprattutto quelle civiche – hanno le risorse per farlo.

Dal punto di vista democratico, la ricerca offre due messaggi:

  1. le istituzioni europee non sono un terreno dominato dai grandi interessi economici;
  2. i media possono amplificare o silenziare la voce dei cittadini. Senza un’informazione pluralista e accessibile, anche le migliori intenzioni di partecipazione rischiano di restare sulla carta.

In sintesi, le imprese non controllano l’agenda politica, e i gruppi civici hanno un ruolo cruciale nel definire le priorità pubbliche, ma solo se riescono a farsi sentire. Ecco perché una gestione strategica dei public affairs è fondamentale per qualsiasi organizzazione.

 

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