Decisioni politiche e saggezza della folla:dalla conoscenza dispersa al crowdlaw

Ad oggi, sono di più le persone che hanno imparato una lingua straniera sulla piattaforma Duolingo rispetto a quelle formate dall’intero sistema scolastico pubblico degli Stati Uniti. Di fronte a un risultato di tale portata, viene naturale chiedersi quali siano le ragioni del successo del metodo di apprendimento messo a punto dal prof. Luis von Ahn dell’Università Carnegie Mellon.

Come ci spiega Beth Simone Noveck nell’articolo “A Tech-Fueled Approach to Collective Problem-Solving”, la risposta risiede nel concetto di intelligenza collettiva.

Questo costrutto ha subito una mutazione: mentre tradizionalmente indicava le modalità attraverso le quali le persone pensano e agiscono in gruppo, oggi, dopo l’avvento di internet, dei social network e delle comunicazioni istantanee, descrive come queste tecnologie possono aiutarci a diventare cognitivamente più performanti combinando intelligenze umane e artificiali su vasta scala.

Nel caso di Duolingo vengono sommati insieme i progressi degli studenti di lingue, che si esercitano al ritmo di 6 miliardi di esercizi al mese, e la potenza di calcolo della piattaforma che, attraverso ripetuti test A/B, ottimizza l’algoritmo in maniera continuativa. Si tratta di un’applicazione concreta del concetto di intelligenza collettiva.

Come afferma lo statunitense James Surowiecki, autore del libro “The Wisdom of Crowds”, le persone sarebbero in grado di fornire soluzioni più corrette e adeguate di quanto non siano in grado di fare gli esperti. Questo a patto che siano rispettati alcuni requisiti fondamentali, come ad esempio avere opinioni differenti, riuscire a non farsi influenzare ma soprattutto aggregare in modo corretto i vari risultati.

Se nel passato i migliori esempi di intelligenza collettiva coinvolgevano gruppi di persone che si riunivano in uno spazio fisico, oggi, grazie a internet, esseri umani, macchine, organizzazioni e reti si possono incontrare anche a distanza.Un esempio classico di saggezza della folla è Wikipedia, la piattaforma di intelligenza collettiva che tutti noi abbiamo utilizzato almeno una volta e che organizza la conoscenza umana.

Ma esistono numerosi altri esempi che possiamo citare: YouTube, con le sue 300 ore di video caricate direttamente dagli utenti ogni minuto; Mechanical Turk, la piattaforma crowdsourcing di Amazon che consente ai programmatori informatici di coordinare l’uso di intelligenze umane per eseguire compiti che i computer non sono in grado di fare e Quora, una piattaforma che si basa su domande e risposte degli utenti.

L’uso di internet ai fini della condivisione di informazioni e della connessione di persone è ormai per noi ovvio, tuttavia esistono molti esempi meno collaborativi di intelligenza collettiva. Spesso, infatti, il collegamento in rete di un gran numero di persone che condividono le proprie esperienze, competenze o azioni individuali non ha come scopo principale quello della collaborazione.Come afferma Geoff MulganCEO di Nesta, nel libro “Big Mind”, è anacronistico pensare che “l’intelligenza risieda principalmente nello spazio all’interno del cranio umano”.

Google Maps e Waze, ad esempio, dipendono dalle informazioni sul traffico raccolte in modo anonimo e passivo dagli smartphone degli utenti. La tecnologia di questo tipo di piattaforme ordina e dà un senso alla conoscenza dispersa, spesso producendo dati più veritieri di quelli diffusi dagli esperti, nei più svariati settori.

Ma come vengono prese le decisioni politiche?

Nonostante i tanti successi dell’intelligenza collettiva, la realtà è che la maggior parte dei governi e dei principali stakeholder continuano a prendere decisioni seguendo logiche top-down e a porte chiuse.

decisori politici spesso non hanno a disposizione strumenti idonei che li aiutino a regolare le complesse questioni del nostro tempo, specialmente quelle che coinvolgono importanti progressi scientifici e tecnologici (es. auto a guida autonoma) e che sollevano numerosi questioni etiche, morali, politiche, legali, normative e sociali.

Dal crowdsourcing al crowdlaw

Ma cosa succederebbe se le tecnologie alla base dell’intelligenza collettiva consentissero a più individui, non solo ai gruppi di interesse, di intervenire nei processi legislativi e politici? E se l’intelligenza collettiva fosse utilizzata per rendere le nostre città ancora più intelligenti e dare a ciascuno di noi la possibilità di partecipare alla “cosa pubblica”?Oggi sono numerosi gli esempi di crowdlaw portati avanti da istituzioni pubbliche che hanno creduto nella saggezza della folla.  Di seguito ne citiamo alcuni.

Nella Repubblica Cinese, la piattaforma sperimentale di consultazione vTaiwan consente ad un ampio pubblico di partecipare a un processo continuo di identificazione dei problemi. Finora, alcune questioni nazionali, tra cui la regolamentazione della telemedicina, l’istruzione online, il telelavoro, il diritto delle società e Uber sono state discusse con oltre 200.000 persone partecipanti: un piccolo inizio, ma senz’altro positivo.

In Islanda, Better Reykjavik è una piattaforma web di crowdlaw per la “generazione di idee” e il “crowdsourcing delle politiche” che consente ai cittadini di presentare e discutere idee relative ai servizi e alle operazioni della città di Reykjavik. Il sito web è stato utilizzato dal 20% della popolazione islandese e oltre la metà dei registrati lo utilizza regolarmente.

La città di Madrid, analogamente, attraverso la piattaforma Decide Madrid invita i cittadini a presentare progetti che vorrebbero vedere realizzati nella capitale spagnola.In Italia, la città di Torino, guidata dall’Assessore all’Innovazione Paola Pisano, si è dotata della piattaforma DecidiTorino, tramite la quale i cittadini sabaudi possono avanzare proposte e votarne altre, partecipando attivamente ai processi decisionali che riguardano il futuro del loro territorio.Nei prossimi cinquanta anni affronteremo sfide più grandi dei nostri predecessori e avremo bisogno di gestire le nostre Istituzioni in modo diverso se vogliamo essere pronti alle sfide future. I singoli cittadini hanno dimostrato di avere la passione e il know-how per partecipare. Le piattaforme lo rendono possibile. Ora abbiamo bisogno di iniziare ad usare la nostra intelligenza collettiva nel modo più produttivo per tutti.

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