Adl Consulting è una società di consulenza strategica, public affairs e comunicazione istituzionale specializzata in attività di lobbying, advocacy e change management. Dal 2012 sosteniamo il decision-making basato sui dati e promuoviamo il #DigitalLobbying nel settore.
Il “Digital Lobbying Blog” è uno spazio digitale dove il nostro Team mette a disposizione di tutti i professionisti di settore approfondimenti su questioni emergenti nazionali e internazionali, innovazioni e best practice.
La nostra Academy è una piattaforma dedicata alla formazione di esperti in affari istituzionali e regolatori, dirigenti, giornalisti e collaboratori parlamentari. I nostri corsi, tenuti da docenti qualificati ed esperti di settore, formano figure professionali con un elevato grado di specializzazione, capaci di operare sul fronte delle relazioni istituzionali e dei public affairs attraverso tecniche e strumenti innovativi interdisciplinari.
In un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni è sempre più fragile e le attività di rappresentanza di interessi vengono spesso percepite con sospetto, una domanda cruciale per il mondo del public affairs è: la regolazione può cambiare la percezione pubblica del lobbying?
Secondo il recente studio di Alberto Bitonti, Giulia Mugellini, Claudia Mariotti e altri pubblicato su Interest Groups & Advocacy, la risposta è sì. E non si tratta di una semplice intuizione o di una posizione ideologica, ma di un’analisi empirica solida, costruita su un campione rappresentativo di 5.600 cittadini, tra Canada e Svizzera.
Il team di ricerca ha scelto due Paesi molto diversi per cultura politica e assetti regolatori:
I risultati parlano chiaro:
Una distanza significativa, soprattutto se si considera che i cittadini svizzeri hanno una fiducia nelle istituzioni politiche significativamente più alta rispetto a quelli canadesi. Questo dato spiazza e chiarisce che la fiducia istituzionale, da sola, non è sufficiente a migliorare la percezione del lobbying: serve una regolazione efficace.
Lo studio, disponibile in open access, dimostra come la regolazione non solo condizioni le dinamiche politiche e amministrative, ma agisca anche a livello percettivo, incidendo sulla legittimazione sociale del lobbying. I cittadini canadesi, ad esempio, ritengono in maggioranza che l’attività di lobbying sia “appropriatamente regolata”, mentre in Svizzera prevale l’idea opposta.
La vera innovazione dello studio sta proprio in questo: per la prima volta, viene misurata empiricamente la correlazione tra qualità della regolazione e percezione pubblica dell’attività di lobbying.
In un contesto in cui l’opinione pubblica è sempre più consapevole e interconnessa, la trasparenza non è un costo, ma un fattore abilitante della legittimità democratica.
Investire in regolazione, accountability e comunicazione è una scelta strategica. Non si tratta solo di rispettare le regole, ma di contribuire attivamente a definire standard etici, pratiche responsabili e nuove metriche di fiducia.
Per rafforzare la reputazione del lobbying e valorizzarlo come strumento di democrazia partecipativa, è necessario:
Lo studio pubblicato su Interest Groups & Advocacy porta con sé una lezione chiara per decisori pubblici, professionisti del public affairs e stakeholder istituzionali: la regolazione non è un orpello tecnico, ma uno strumento di fiducia democratica.
Perché non basta fare bene il lobbying: bisogna anche saperlo spiegare, renderlo comprensibile e visibile, in un quadro chiaro di regole condivise. Solo così si può contribuire a una democrazia più trasparente, partecipata e matura. E solo così, chi rappresenta interessi può diventare davvero un attore responsabile della cosa pubblica.
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