Pink Tax: la storia di un colore di lusso

La storia di un colore di lusso

Basta un attento giro tra le corsie dei supermercati per intercettare un fenomeno tanto sottile quanto discriminatorio nei confronti del pubblico femminile, soprattutto all’interno dei reparti dedicati alla cura di sé e al benessere. Rasoi, deodoranti, bagnoschiuma: stesse caratteristiche per entrambi i sessi, ma diverso packaging e prezzo. La Pink Tax, nota anche come tassa rosa, è infatti la maggiorazione di prezzo proprio sui prodotti destinati alle donne.

“La discriminazione nasce dallo stereotipo culturale di una donna con molto tempo libero che impiega nello spendere i soldi che non guadagna. Una figura lontana dalla realtà e risalente agli anni ’50”.

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Che cosa ci raccontano gli studi

Negli ultimi anni sono emersi numerosi studi che dimostrano una diseguaglianza di prezzo nei prodotti espressamente dedicati alle donne, ma uguali a quelli destinati al genere maschile.

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L’anno precedente, in Francia, il Ministro per le Pari opportunità Pascale Boistard ha sostenuto il collettivo Georgette Sand e la loro pagina Woman Tax%%note1%% che documenta ancora oggi come il mondo rosa costi di più. In quel periodo, il Ministro ha accusato via Twitter il brand Monoprix di vendere una confezione di rasoi a un prezzo quasi doppio solo perché destinata alle donne. La confezione rosa da cinque rasoi, infatti, costava 1,80 euro; quella blu, da dieci pezzi, si aggirava sui 1,72 euro. Rasoi che non presentavano alcuna differenza di produzione o di caratteristiche, ma solo di colore e di listino.

In Italia, Idealo, portale internazionale di vendita e comparazione dei prezzi, nel 2019 ha analizzato la fluttuazione dei prezzi per lei e per lui. Lo studio%%note2%% conferma che la Pink Tax è una realtà ben presente, ma aggiunge anche altro: esiste anche la Blue Tax, che interessa categorie di prodotti proposti a un pubblico. In particolar modo, i prodotti per la cura personale e le scarpe sportive.

La delicata questione degli assorbenti

C’è un’altra battaglia molto sentita dal genere femminile, che riguarda prodotti destinati all’igiene femminile: assorbenti esterni ed interni, coppe e spugne mestruali. Si tratta della Tampon Tax, l’applicazione dell’aliquota IVA di solito riservata ai beni di alta gamma (22%) ma applicata anche su prodotti di uso quotidiano, e il più delle volte, per le donne.

Le ultime legislature, a vario titolo, hanno tentato di affrontare il problema. Primo a dar voce a questo movimento è stato Giuseppe Civati con il partito Possibile, che a gennaio 2016 ha presentato la Proposta di Legge n.3525%%note5%% alla Camera dei Deputati, con l’obiettivo dell’abbassamento dell’aliquota dal 22% al 4%. Assegnata alla VI Commissione Finanze a inizio marzo, la proposta non venne accolta in modo propositivo.

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A riprendere la battaglia è stata poi Donatella Conzatti di Forza Italia che nel giugno 2018 ha presentato al Senato il Disegno di Legge n.475%%note6%%, purtroppo non ancora preso in esame, per la riduzione dell’IVA “sui prodotti di prima necessità per l’infanzia, per le donne e le persone affette da incontinenza” al 5%. Sono seguiti a più riprese vari sostegni all’iniziativa, come quello personale del senatore Pierpaolo Sileri (M5S) che ha riproposto un nuovo disegno di legge per l’abbassamento dell’IVA al 5%, anch’esso non ancora esaminato dalla Commissione competente.

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Dopo questo rimpallo tra proposte emendative, respingimenti e presentazioni di Ordini del Giorno, il 27 giugno 2019 vengono presentati al Senato sei emendamenti%%note7%% relativi al DL Crisi d’impresa%%note8%%, dichiarati tutti preclusi. A firmare sono diversi gruppi parlamentari: Italia Viva, Partito Democratico, Gruppo Misto e Forza Italia.

Ad un primo risultato positivo si arriva solo a inizio dicembre 2019, durante la sessione di Bilancio, con la proposta emendativa firmata dall’Interguppo Donne, una proposta trasversale che ha portato così all’approvazione dell’abbassamento dell’IVA al 5%, a partire dal primo gennaio 2020, sui prodotti di igiene femminile compostabili, i lavabili e le coppette mestruali.

Si è quindi tentato di fare un passo verso la giusta direzione, senza tuttavia comprendere il reale fabbisogno delle consumatrici. Se infatti l’applicazione dell’aliquota agevolata sui prodotti compostabili e biodegradabili è apprezzabile da un punto di vista green, non viene soddisfatto il problema maggiore: il costo del prodotto. Infatti, l’assorbente ecosostenibile ha un costo unitario maggiore rispetto al prodotto classico che, pur considerando la defiscalizzazione applicata, non li rende nemmeno paragonabili.

La sostenibilità e l’impegno per la natura

Infine, è importante tornare anche sulla questione ambientale, per la quale si è tentato, a vario titolo, di compiere passi in avanti nelle tecniche di produzione tramite recupero o impiego di sottoprodotti o semilavorati. Il Decreto End of Waste firmato dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa nella primavera 2020 sostanzialmente pone un punto di svolta nell’ambito del riuso e del riciclo, oltre che rispetto alla possibilità di inserire semi-lavorati in produzioni di altre filiere, che altrimenti sarebbero stati considerati rifiuti.

Fater, azienda produttrice di beni assorbenti come Lines, Tampax, Pampers, gioca un ruolo cruciale in quanto ha avviato il primo impianto di riciclo di prodotti igienici al mondo nella persona in provincia di Treviso. Il suo secondo impianto è a Pescara e si stanno realizzando strutture in Olanda e in India. Qui si sperimenta una metodologia che permette la completa sanificazione del rifiuto “sanitario”, ovvero di assorbenti igienici di genere (pannolini, assorbenti, etc), tali da garantire un’alta percentuale di riciclo, visto anche l’alto valore tecnico delle particelle assorbenti inserite dentro i tessuti.

Ma anche la compostabilità degli assorbenti non è una soluzione scontata, anzi. In un’intervista a il Fatto Quotidiano del dicembre 2019, il Consorzio Italiano Compostatori specifica come: “si possono conferire gli assorbenti biodegradabili come rifiuti compostabili solo dopo averli sanificati, cioè ripuliti da sangue e raccolti separatamente, per esempio in un sacchetto in bio-plastica compostabile. A causa delle complicazioni della loro raccolta le indagini svolte su questi articoli hanno registrato un basso gradimento da parte degli impianti associati, che quindi generalmente non li ritirano.” Queste problematiche di raccolta e riciclo sono confermate anche da Sanicot, produttore di assorbenti ecologici e biodegradabili, che ricorda come il consumatore dovrebbe verificare le modalità di smaltimento previsto dal proprio Comune di residenza, complicando ulteriormente la situazione.

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A novembre 2019, in vista degli emendamenti in questione, il presidente dell’Unione Nazionale dei Consumatori Massimiliano Dona ha espresso un’opinione fortemente contraria.

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Il ruolo della comunicazione

Numerose associazioni di categoria al femminile si impegnano a insegnare che quando si combatte per la parità di genere non lo si fa perché le donne sono migliori ma perché meritano di avere le stesse opportunità degli uomini. Axthepinktax, Freeda, Hella! Network, Non una di meno e Women for independence sono le più famose. Hella! Network, ad esempio, è un gruppo di professioniste della comunicazione che creano campagne con l’obiettivo di evidenziare l’importanza del ruolo femminile. Sono a supporto delle donne, mogli e/o mamme, che spesso non riescono a trovare o mantenere l’impiego, o semplicemente discriminate proprio dagli stereotipi.

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In fondo, le mestruazioni sono sempre state un enigma e un tabù. Per sensibilizzare le persone, diverse associazioni si sono occupate di dare vita a campagne di comunicazione incisive. The famale company è un’organizzazione tedesca che lavora da tempo per eliminare il tabù del prodotto sanitario femminile visto come un “mostro”. Grazie a un packaging semplice e divertente, vende prodotti ecologici e con il ricavato sostiene le donne economicamente disagiate. Ha inoltre pubblicato un libro contro la discriminazione fiscale: The Tampon Book%%note9%%.

Poiché in Germania i prodotti di igiene femminile sono considerati beni di lusso, e quindi tassati al 19%, mentre i libri sono tassati al 7%, ha infatti deciso di vendere assorbenti all’interno di un libro del costo di 3,11€, esaurito in meno di una settimana. Il brand produttore di biancheria intima dedicata al ciclo mestruale Thinx, invece, ha provato a dimostrare la difficoltà delle ragazze e delle donne di affrontare con spensieratezza le proprie mestruazioni. Da queste premesse, ha creato uno spot dove i protagonisti erano gli uomini, e dove ad avere le mestruazioni erano proprio loro: MENstruation%%note10%% è stata una campagna capace di mettere alla luce tutti quei momenti di disagio nell’arco di una giornata di ciclo.

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