Corporate Political Responsibility (CPR) e le nuove competenze per una duplice transizione

La Corporate Political Responsibility (CPR), che evolve il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR), affonda le sue radici nella necessità di estendere alla sfera pubblica l’impegno delle imprese negli ambiti ambientale, sociale ed economico, sollevando un tema di grande rilievo. La responsabilità delle imprese non si limita esclusivamente ai settori entro cui esse si collocano o nei quali operano, ma si inserisce nella teoria sul fondamento dell’obbligazione politica: contribuiscono alla creazione di benessere sociale, perché le scelte aziendali hanno effetti (esternalità positive o negative) sulla collettività.

 

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Come cambia il mondo del lavoro?

Negli ultimi anni le aziende hanno modificato la domanda di lavoro sulla base dei profondi cambiamenti che si sono registrati. Tra questi, rilevano una straordinaria velocità nella trasformazione del mercato, una nuova richiesta di competenze in ragione della duplice transizione (ecologica e digitale), il declino demografico e i flussi migratori. E in un mondo in cui il lavoro procede verso l’automazione, occorre trovare lo strumento che meglio si sposa con queste transizioni: ridare centralità alla persona umana, privilegiando le competenze.

 

 

Il contesto di riferimento per una duplice transizione

Nell’ambito della transizione ecologica, uno studio OCSE rivela che la diffusione dei sustainable jobs  è fortemente influenzata dalla geografia: mancano nelle aree dove la sensibilità e la consapevolezza ambientale non si sono consolidate. Infatti, l’aumento dei posti vacanti dimostra quanto si tenda a sottovalutare il tema delle competenze che consentono di governare tale transizione. Sono altrettanto allarmanti i dati relativi alle competenze digitali. Solo il 46% della popolazione italiana possiede le competenze digitali di base, mentre la media europea si attesta intorno al 54% (DESI, 2022). Tali risultati spiegano il fenomeno della cosiddetta povertà educativa digitale, che Save the Children definisce come la “privazione delle opportunità per apprendere, ma anche sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, attraverso l’utilizzo responsabile, critico e creativo degli strumenti digitali”.

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Il ruolo dell’istruzione e dell’università nello sviluppo e potenziamento delle competenze

Uno dei fattori che ha contribuito a limitare la crescita economica e la competitività del Paese è la scelta di non aver sfruttato in modo efficace e tempestivo le potenzialità e i benefici delle trasformazioni che stanno ancora oggi investendo l’Italia. Solo in alcune regioni si sono compresi i vantaggi che derivano dal cambiamento, mentre nelle aree economicamente depresse il ritardo si è solo accumulato e ha esteso ulteriormente il gap di sviluppo. Le transizioni ecologica e digitale offrono nuove opportunità occupazionali e il ruolo che giocano la scuola e l’università in questo contesto è cruciale. Da una parte, il sistema di istruzione e universitario dovrebbe rendersi coerente con la domanda del mercato del lavoro, tentando di interpretare il dinamismo del tessuto imprenditoriale e anticipare le future tendenze. Dall’altra, promuovendo la collaborazione con le scuole e le università e favorendo gli investimenti in ricerca, le imprese possono farsi promotrici di un cambio di approccio, con il quale si può orientare lo sviluppo di competenze nuove, funzionali ed efficaci a rispondere alle sfide del presente. In tal senso, si afferma e consolida la funzione sociale e politica che hanno le imprese, in coerenza con quanto teorizzato nel modello della Corporate Political Responsibility.

 

Di questo tema si discuterà nel Panel dal titolo “Innovazione tecnologica, alta formazione, ricerca e sviluppo a supporto delle sfide del Paese”, nell’ambito del Forum Public Affairs, che si terrà a Roma il prossimo 25 maggio nella cornice di Palazzo Wedekind, organizzato da Comunicazione Italiana e Adl Consulting, che presenterà il report “Corporate Political Responsibilty: la nuova frontiera della sostenibilità”.

 

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